In questo periodo di ripresa siamo ritornati a praticare la nostra attività sportiva all’aperto. Dal praticare sport possiamo imparare la costanza, la resilienza, il sacrificio, crescere dopo una sconfitta, la soddisfazione di aver raggiunto un nostro traguardo con le nostre sole forze.
Oggi però vorrei condividere con voi una cosa che, secondo me, lo sport può insegnare a tutti, anche a chi non lo pratica, ma lo segue da appassionato alla televisione.
La sincronette spagnola Ona Carbonell ai mondiali di nuoto a Gwangju 2019 in Corea del Sud (medaglia d’argento nel solo tecnico di nuoto sincronizzato), si è esibita su una musica composta da musica e testo recitato che recitava parte del discorso di Nelson Mandela tenutosi al Laureus Lifetime Achievement Award nel 2000
Mandela disse: “sport has the power to change the world” (lo sport ha il potere di cambiare il mondo)
Come lo sentii mi sono chiesta cosa volesse trasmettere Ona Carbonell al pubblico e a chi la guardasse. In questo periodo mi è ritornato alla mente per cui vi scrivo quello che ho pensato io.
La neutralità dei giudici.
In un campo di gara non c’è distinzione di razza, di religione, di provenienza o altro. Le gare di equitazione non prevedono differenza nella classifica neppure tra età e sesso.
Gli atleti sono tutti pronti a sfidarsi e a disputare la propria gara dando il massimo di loro stessi.
I giudizi sono estranei, sono assenti. Ognuno gareggia contro l’altro ad armi pari e rispettandosi a vicenda.
I commentatori tecnici delle telecronache ci riportano dei feedback sui loro gesti atletici o indicazioni sulla loro prestazione, che può essere stata migliore o sottotono rispetto alla gara precedente, ma nulla di più.
Anche noi spettatori li osserviamo e li guardiamo gareggiare e nel mentre pensiamo se la musica è di nostro gusto, quale emozione l’esercizio o la partita ci hanno trasmesso.
Il vero giudizio è il risultato.
L’unico giudizio importante, imparziale e neutrale è il risultato dalla gara, che viene definito dal tempo per le gare di velocità, dalla lunghezza del lancio o del salto, dal punteggio dei giudici ove previsto e via via per tutti gli altri metodi di valutazione previsti per le varie discipline sportive. Noi spettatori possiamo essere più o meno rammaricati nel vedere il nostro beniamino/a aver gareggiato al di sotto delle sue possibilità, ma lo sappiamo non tutte le giornate di gare sono uguali.
Per decretare il podio e la classifica i giudici o gli arbitri di gara non considerano la religione, la razza, la provenienza, o altro ancora. A loro interessa che vengano rispettati i regolamenti di gara, le regole sportive, la correttezza ed il rispetto fra atleti.
Apprendiamo da spettatori.
Io credo che Ona Carbonell volesse condividere con il gli appassionati di sport il pensiero di Nelson Mandela, cioè che anche noi nella nostra vita quotidiana possiamo essere come i giudici di gara ed impegnarci ad essere imparziali e neutrali verso gli altri, in quanto siamo tutti diversi ma uguali come persone e andare oltre le nostre limitazioni, pensieri e giudizi verso le persone che consideriamo diverse da noi.
Andare oltre i nostri pensieri limitanti.
Penso che questo pensiero sia più che attuale in questo periodo, visto lo scatenarsi sui social media di nervosismi dovuti alla pura, di giudizi, di cattiverie, di ingiurie verso gli altri. Tutti si sentono giudici ed arbitri!
Dovremmo ricordarci che a tutti noi piace essere accettati, così come siamo senza giudizio e senza preconcetto, anche in tempi complicati e difficili.
Ricordarci di questo e cercando di metterlo in pratica! Sarebbe un piccolo passo che ognuno di noi può fare e che contribuirebbe a creare un mondo migliore come detto da Nelson Mandela.